di Miriam De Giulio
articolo pubblicato sul periodico locale Passaparola, Anno II, n. 14, dicembre 2009
Il convento di Santa Croce oggi - Palma Campania |
Nella suggestiva cornice del convento di Santa Croce, la presentazione del restauro dell'affresco di San Guglielmo, che abbellisce una nicchia sul lato sinistro dell'ingresso del convento, si è trasformata in un'occasione per ripercorrere la storia dei virginiani sul nostro territorio. La relatrice Angela Sorrentino ha in modo eloquente dissertato sull'argomento, affascinando il colto pubblico, che è stato premiato per aver dedicato una domenica alla cultura. L'apertura del convento ha consentito agli intervenuti di fruire di una struttura che merita di essere valorizzata e tutelata come bene culturale e degnamente restaurata, per preservare un bene unico della nostra terra.
A Palma il primo insediamento dei virginiani – ordine religioso collegato al santuario di Montevergine, fondato da fra Guglielmo da Vercelli (verso il 1120) – risale al 1197, in località Fontanelle come attesta il Remondini nella sua Ecclesiastica Historia del 1748. Il luogo si rivelò poco idoneo per la vita dei frati, che furono costretti ad abbandonarlo e a riparare nella chiesa di Santa Margherita, nei pressi di Castello. Successivamente nel 1576 su sollecitazione dell'Università di Palma, che concesse il fondo, si iniziarono i lavori per la costruzione di un convento dei virginiani autonomo, che conservò l'antico nome di Santa Croce, dopo la concessione da parte del vescovo di Nola, Filippo Spinola, il 4 luglio. La prima famiglia monastica era costituita da un priore, un sacerdote e un chierico. Nel 1578 i sacerdoti erano 4 e i chierici 2, come si legge nel capitolo generale del 3 maggio e si concedeva la somma di 150 ducati, destinata probabilmente alla costruzione del convento. Nella prima visita del 1594, conservata nella Biblioteca di Mercogliano, il frate Gerolamo Perugino così descrive il luogo in cui è ubicato il convento:
è posto il
Monastero sopra una collina fora dell'habitato, e di aria buonissimo, ma di
fabbrica poco buono e scomposto; la chiesa è grande, e bella, nova et non finita
ancora; tiene per famiglia tre sacerdoti col padre Priore, uno clerico et un
offerto che sono cinque. Have d'introito di denari cento novanta ducati in
circa secondo la valuta di vittagli. Have vino e legumi a sufficienza; lo
grano lo compra tutto; paga per le liti ducati tre.
|
Il convento di Santa Croce rappresentò per secoli un punto di riferimento importante per la Terra di Palma e i frati giudarono nella fede cristiana gli abitanti del contado con l'esempio della preghiera e della castità. Il primo colpo inferto al convento risale al 1799, con l'arrivo dei francesi di Championnet, che distrussero l'archivio e saccheggiarono il convento di ogni bene. In seguito al decreto di soppressione dei monasteri, divenne proprietà dello stato. Con il rientro dei Borboni, il monastero fu riscattato dal Comune di Palma e dal sacerdote Biagio Cassese. Il principe di Ottaviano, don Luigi dei Medici, al tempo ministro borbonico, contribuì con la somma di duecento ducati. Nel 1837 l'amministrazione comunale cedeva il convento e la chiesa nuovamente alla Congregazione dei Verginiani, pur conservandone la proprietà. Proprio per questo motivo ancora oggi il convento è di proprietà del Comune, che lo ha concesso in gestione ad una cooperativa per i diversamente abili.
© Diritti riservati. Riproduzione consentita previa citazione della fonte.
Nessun commento:
Posta un commento